Dopo mesi di silenzio (luglio!) torna a gridare il suo amore per le illustrazioni, Illustrami: la rubrica che ho creato per poter fangirlare senza vergogna le mie illustratrici preferite su Instagram e convincerle a farsi due chiacchiere con me. Se mi leggete da un po’ saprete che appunto i nomi di chi vorrei intervistare in una lista che si allunga costantemente: Valentina Merzi faceva parte della lista che avevo appuntato agli inizi, quando Illustrami era solo nella mia testa. Sono felice di aver ripreso proprio con lei, direi per caso. Da un po’ giravo attorno all’idea di far ripartire questa rubrica ma cincischiavo, poi qualche settimana fa ho postato una storia mostrando la mia penna di Barbie e Valentina è stata tra le prime a mettere un cuore e io ho subito pensato “basta, ora le scrivo.”
Valentina Merzi vive a Venezia, con due gatte molto carine. Ha studiato Filosofia, sta per concludere la laurea magistrale in Storia Contemporanea, e per anni ha fatto la fotografa. Credo di averla conosciuta con questa campagna lanciata l’8 marzo 2021 contro i pregiudizi legati al cibo e al vino, ma è apparsa sul mio radar numerosissime volte. Le sue illustrazioni sono spesso dedicate a scrittrici e donne importanti: Elsa Morante, Jane Austen, Virginia Woolf, Teresa Mattei, Amelia Rosselli, Marie Curie, giusto per nominarne qualcuna. Ma ci sono anche molti fiori, alberi, gatti, costellazioni, e luoghi fantastici e no. Che dite, andiamo a conoscerla meglio?
Da quanti anni sei illustratrice e perché?
Disegno da molti anni ma sono un’illustratrice a tempo pieno dal 2021. Per me il lockdown ha funzionato da talismano contro la paura di lanciarmi, nel momento in cui tutto attorno a me è diventato instabile ho pensato che la scelta di dedicarmi all’illustrazione non fosse più così assurda.
Filosofia, storia, fotografia, illustrazione: come è potuto succedere?
Tutti i percorsi, anche i più lineari, contengono in sé le vie che non abbiamo imboccato, quelle iniziate e lasciate a metà, quelle che credevamo ci avrebbero portato da A a B e invece alla fine ci siamo ritrovati a X. Ecco, il mio di percorso, che molto spesso mi è sembrato disordinato, in realtà si è rivelato soprattutto una ricchezza. Mi sono laureata in filosofia con una tesi su Sylvia Plath, che poi ho disegnato molte volte, insieme a tante altre scrittrici, pensatrici, partigiane, artiste. Ho frequentato un master in fotografia, ho lavorato come fotografa e ho scoperto che le immagini e la memoria possono esistere anche quando non c’è (ancora) una realtà da fotografare ma che diventa tale se la si inventa su carta. Ora sto finendo gli studi di storia contemporanea con un’interesse particolare per la storia delle donne e di genere, molto spesso tema anche delle mie illustrazioni.
Quale lavoro, progetto ti ha fatto dire “ok, sono un’illustratrice”?
Su questo punto vorrei citare la cara Tostoini che ha interpretato perfettamente i miei pensieri: anch’io ho sempre la sensazione che “a un certo punto arriverà qualcuno che, con indice puntato e gesto plastico, mi accuserà di spacciarmi per illustratrice, essendo in realtà solo una generica scappata de casa un po’ frolla.” (la frase è tratta da qui)
Cercando di imbavagliare la voce dell’impostora, direi che qualcosa è cambiato con il primo libro illustrato che ho pubblicato, Le indomabili donne della Bibbia per Edizioni Sonda, quando mi è arrivato il pacco con le copie del libro, tutte nuove, pesanti, reali, ho pensato: “Dai, adesso posso dirlo ad alta voce!”
Che effetto ti fa guardare i vecchi lavori?
Per fortuna riguardare i vecchi lavori mi fa perlopiù tenerezza, ritrovo delle caratteristiche che sono rimaste le stesse nelle cose che ho disegnato oggi, nei miei primi lavori su commissione e nei disegni che facevo da piccola, c’è un po’ di me in tutti. Cerco di giudicarmi il meno possibile (dopo averlo fatto a lungo e anche con troppo impegno), non mi riesce sempre bene.
Se potessi tornare indietro nel tempo che consiglio ti daresti?
Allora, i buoni consigli non sono mai abbastanza, quindi esageriamo, me ne darei sette! É un elenco che trascrivo da tanti anni nei miei quaderni delle citazioni, è tratto da Come salvarsi la vita di Erica Jong.
1. Eliminare i sensi di colpa.
2. Non fare dalla sofferenza un culto.
3. Vivere nel presente (o almeno nell’immediato futuro).
4. Fare sempre le cose di cui si ha più paura; il coraggio è una cosa che s’impara a gustare col tempo, come il caviale.
5. Fidarsi della gioia.
6. Se il malocchio ti fissa, guarda da un’altra parte.
7. Prepararsi ad avere ottantasette anni.
Solitamente dove disegni? Riti, abitudini, posizioni, soundtrack?
Io lavoro in casa, da qualche tempo sono riuscita a crearmi una postazione un po’ più stabile in soggiorno, ho una scrivania abbastanza grande con il computer, sono circondata di vasetti dove tengo matite colorate, pastelli a cera, pennarelli e una colonna di post-it. Ho preso una sedia comoda e uno scaffale per avere avere a portata di mano fogli, piccole tele, sketchbook e scatole con i materiali per dipingere. Questo ovviamente non mi impedisce di lavorare con l’iPad distesa a letto o raggomitolata sul divano. Una volta alla settimana scendo a lavorare al bar sotto casa, per cambiare orizzonte e per il toast vegetariano migliore del Nordest. Quando disegno non ascolto quasi mai la musica, preferisco podcast e audiolibri.
Cosa ti ispira?
Mi ispirano gli oggetti, le case, le vecchie fotografie di chi non conosco, guardare fuori dal finestrino dei treni, sedermi al tavolino di un bar. In generale mi fanno venire delle idee i punti di osservazione dai quali posso immaginarmi altre vite, oppure la mia in altri luoghi.
Le tue tecniche preferite
Disegno molto in digitale, più che altro per le tempistiche matte richieste dal lavoro, però parto sempre da schizzi su carta e cerco di disegnare il più possibile sul mio sketchbook. In quel caso mi piace soprattutto lavorare con le matite colorate, gli acrilici e le gouache.
Una cosa che vorresti disegnare ma che non hai il coraggio di disegnare
Una graphic novel. Non mi sento ancora in grado di farlo ma mi piacerebbe scriverla e disegnarla, per ora ne leggo moltissime e uno dei miei mille quaderni delle idee è dedicato a questo progetto a lungo lunghissimo termine.
Un esercizio che usi per fare bu! al foglio bianco
Guardo nel rullino delle foto del mio telefono in cerca di una delle tante cose che ho fotografato pensando che prima o poi l’avrei voluta disegnare. Ho un album in cui le salvo che si chiama “Da disegnare prima o poi”, spesso si tratta di piante, case particolari, oggetti curiosi, scorci di Venezia, abbinamenti di colori che voglio riprodurre.
3 libri che ti hanno cambiato la vita
- I diari di Silvia Plath
- Middlesex di Jeffrey Eugenides
- Speciale Violante di Bianca Pitzorno
3 illustratrici/illustratori che dobbiamo seguire
Giulia Sagramola, Joanna Concejo, e Camille Jourdy.
Una cosa che desideri fare ma che non hai ancora detto ad alta voce
Vorrei scrivere di più. Al momento ci sto provando con una mia newsletter, si chiamerà Telline e (se smetto di rileggere il primo numero e mi decido a inviarla) arriverà presto su Substack. (ndr: nel frattempo il primo numero è arrivato! Ci si iscrive qui)
C’è una domanda che non ti ho fatto e che invece vorresti tantissimo che ti facessi?
L’unica cosa di cui sento che potrei parlare per ore sono le mie gatte, Mala e Elsa, quindi meglio che tu non mi abbia fatto una domanda su questo tema perchè avremmo saturato lo spazio di pelo e fusa.
Chi ti piacerebbe vedere intervistatǝ dopo di te? E cosa gli/le chiederesti?
Mi piacerebbe che in una puntata di Illustrami intervistassi Giulia Sagramola, un’illustratrice che stimo molto e che di certo avrà delle cose interessanti da condividere. Le chiederei di parlarci del suo processo creativo e di cagnetti 🙂
Arrivano gli alieni sulla Terra: la prima cosa che dici è…
Benvenutǝ! Qui abbiamo i gatti!