Il blog è morto.
L’ho sentito dire da tantз e per un po’ mi sono convinta fosse anche vero (lo sentivo ripetere in continuazione da una guru dell’internet che per un periodo ho seguito costantemente) e quando ho iniziato a ripensarmi, dopo la maternità, ovviamente non è entrato a far parte dei miei piani di conquista mondiale di comunicazione.
Molti anni fa tuttз avevano un blog, e anzi non eri nessunǝ se non ne avevi uno. Quindi, siccome le mode su di me fanno effetto (non sempre, eh: O bag, non mi avrete mai) c’è stato un momento in cui ero lì lì per aprirne uno tutto mio: ho anche dei ricordi sul template che avevo scelto, ma poi il resto si sfuoca, confondendomi.
Mi (ri)vedo seduta nella mia aula del liceo ma non ricordo di essere mai andata con il pc a scuola e soprattutto di aver mai avuto un portatile prima dell’università. Forse manco è vero e ho costruito questo ricordo solo per poter dire che in un certo momento della mia vita stavo per aprirne uno. Però il ricordo della sensazione che mi portò a uccidere la mia idea, ancor prima di mettermi a scrivere il primo articolo, la ricordo vividissima.
Avevo avuto paura, paura di non aver nulla da dire, di non saper scrivere, di non essere interessante, di non essere letta da nessunǝ. Quante cose non ho fatto per la paura? Tante, che quasi non me le ricordo più tutte. E adesso che sono alla soglia dei 40 alla mancanza di coraggio si aggiunge anche questo fattore dell’età. Ma ti pare che adesso che sono davvero davvero adulta mi metto ad aprire un blog? E cosa mi metto a scrivere? Avrò il tempo e la costanza? E chi mi leggerà? Ho come la sensazione che alcune cose non le possa più fare, perché non sono credibile, perché mi mancano delle competenze rispetto ad altrз, e mi convinco di non aver acquisito una professionalità che invece ora avrei se avessi aperto quel maledetto blog (che chissà quale nome aveva).
Però però, a me pare, che più mi avvicino ai 40 e la mia testa si interroga su delle cose nuove a cui non aveva mai pensato prima e che mi spaventano così tanto, allo stesso tempo mi sembra anche di riuscire a fottermene con più facilità.
Funziona così: sento una vocina fastidiosa che mi (im)pone delle domande su un tema specifico che, il più delle volte ha a che fare con la mia persona e con il mio lavoro, e alle quali ovviamente non so rispondere se non fingendomi morta. Mi faccio vincere dalla paura, rimugino per un tempo che può variare in base al tema, e poi succede qualcosa dentro di me che non saprei spiegare. È come se sentissi una scintilla non solo dentro la testa ma ovunque nel corpo. Ecco, direi che è come se all’improvviso mi iniziasse a scorrere di nuovo il sangue nelle vene. Quindi, se c’è stato un momento in cui non mettevo i pantaloncini corti perché mi si vedeva la cellulite c’è stato anche un momento in cui ho deciso che il caldo e lo stare comode vinceva su quello sguardo giudicante che avevo sulle mie cosce. E se c’è stato un momento in cui avevo paura di scrivere online, un momento in cui mi facevo leggere solo dalla mia amica Alice e da mio padre, ora è arrivato IL MOMENTO in cui non mi faccio più problemi.
Con questo non sto dicendo di aver risolto, di aver silenziato per sempre quella vocina, anche perché probabilmente non è davvero possibile. Le domande fastidiose ci sono sempre ma sento che trovare il pulsante per abbassare il volume, a volte, è più facile.
Altre volte abbasso ma non serve a nulla e allora procedo con il mio programma da opossum. Posso riprendere vita dopo qualche giorno, oppure dopo mesi. E poi si, ci sono paure con cui sto ancora parlando e che potrebbero non silenziarsi mai. Ma esserne consapevolз è già una grande cosa. E visto che stiamo parlando di consapevolezza aggiungo anche che: nonostante questo sia il mio primo articolo di blog, scritto solo adesso nel 2022 e alla soglia dei 40, non significa certo che mi manchi la professionalità.
Da quando ho iniziato a scrivere e leggere l’ho sempre fatto con luminosa curiosità, facendomi spesso ossessionare, ho fatto teatro per anni occupandomi non solo di stare sul palco ma anche di diversi aspetti, che andavano dalla realizzazione della locandina alla burocrazia per dire, e tutto questo ha influito e ancora influisce sul mio lavoro nel mondo della comunicazione digitale, iniziato nel 2013. Quello che so e so fare l’ho imparato sul campo, l’ho fatto a lungo per pochissimo budget e con tempi ristretti, sempre affamata. Parlo di quella fame che ti porta a migliorarti ogni giorno per permetterti finalmente di poter dire la frase: “il mio lavoro vale tot e lo faccio in x tempo” (e credo che ritornerò su questo).
Cos’altro? Non ho mai avuto una nicchia e credo che mai l’avrò, perché lavorare per progetti diversi mi piace davvero tanto, e per finire non ho mai ricoperto un solo ruolo e questo, per quanto mi abbia portato anni di gastrite, mi ha anche insegnato ad avere una visione ampia e sempre attenta, precisa sul progetto, e ad affinare quello sguardo da osservatrice attiva di cui sono tanta orgogliosa.
Ebbene, questo è il mio primo articolo, scritto a quasi 40 anni, con paura e coraggio, insieme.
[foto di Jon Tyson – Unsplash]