Quante cose è il nostro corpo?

Se nasci o ti identifichi femmina, il tuo corpo non è solo un corpo. Fin da bambina comprendi che è qualcosa da tenere sempre composto, che dovrebbe essere leggiadro e elegante. Deve essere in ordine, pulito, conforme a ciò che la società ha deciso per te.

Capirai che quel corpo dal mondo viene visto come un oggetto, e così ti chiederanno di nasconderlo o di mostrarlo: qualunque cosa farai con quel corpo ti diranno che è sbagliata. Proverai vergogna, magari disgusto per quel corpo. Dovrai spesso proteggerlo, anche da chi ti è più vicino, da chi ti conosce da sempre.

Lo vedrai trasformarsi, coprirsi di peli, allargarsi, inturgidirsi. Sanguinerà e proverà dolore, sarà spesso in balia degli ormoni e dell’inconsapevolezza. Sarà anche un territorio da esplorare, un luogo di desiderio, di gioia. Diventerà adulto, sarà fortezza interiore.

Di corpo dovremmo parlare di più, credo. Tra adulti, ma anche con le bambine, e i bambini: dovremmo dire vulva e pene invece di patatina e pisellino, mestruazioni invece di tutti gli altri appellativi con cui solitamente le definiamo.

Dovremo spiegare che i bambini non nascono da un bacio, ma da una penetrazione, e talvolta da un’inseminazione. Dovremo portare nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione socio affettiva: per insegnare ai nostri figli maschi il rispetto dei corpi femminili tutti, e alle nostre figlie femmine a non averne vergogna e paura. A rispettarlo e amarlo, soprattutto.

Ho letto per voi tre storie – tre graphic novel di tre autrici italiane molto diverse tra loro – per osservare da vicino come il corpo femminile vive la sua continua esperienza di cambiamento, di scoperta e di accettazione, e di come questo nostro corpo si trovi costantemente sotto attacco.


1. Giorni felici – Zuzu

Zuzu – Giorni felici

La prima cosa che si può dire di Giorni felici (2021) è: disturbante. Disturbante è Claudia, la protagonista, una ragazza sì, ma anche una creatura magica il cui corpo si trasforma nel provare emozioni: le spuntano zanne, coda, ali, artigli; la sua carnagione passa dal rosa acceso al bianco etereo, un po’ angelo, un po’ fantasma. Disturbante è la contrapposizione narrativa che Zuzu (aka Giulia Spagnuolo, classe 1996) disegna: da un lato, la storia “normale” del corpo di una ragazza ai primi anni dell’università, tra uscite con le amiche, serate a ballare, alcol, eccessi; dall’altro, la storia irreale di questo corpo animale che si trasforma, una storia che confonde e ti porta a chiederti cosa sia reale e cosa no.

Zuzu disegna con matite e pastelli, creando un tratto marcato, infantile e giocoso ma al tempo stesso adulto nei dettagli anatomici, nei paesaggi urbani e nella rappresentazione della natura che esplode in alcune pagine. Ma il colore diventa anche sipario, riempie la scena di nero quando Claudia risponde a un abuso subito con altrettanta violenza. Da lì, la prospettiva cambia: ci troviamo a vedere e vivere come Claudia, fino a quando non torniamo a essere spettatrici del monologo di Winnie da I giorni felici di Beckett, recitato dalla protagonista.

Giorni felici scivola dolcemente anche nei momenti in cui la storia vacilla un po’, ma il dialogo finale tra due pietre (do you remember Everything Everywhere All At Once?) lo conservo nel cuore.


2. Ti chiamo domani – Rita Petruccioli

Rita Petruccioli – Ti chiamo domani

Ti chiamo domani, esce nel 2019 e si tratta del debutto come autrice completa di Rita Petruccioli. È la storia di un viaggio fisico, da Tolosa alla Sabina, ma anche di un viaggio interiore, di crescita, di ritorno a casa e a se stessi.

Siamo nei primi anni 2000: Chiara è una 22enne romana che studia arte e si trova a Tolosa per l’Erasmus. All’improvviso decide di tornare in Italia, e lo fa a bordo di un autotreno guidato da Daniele, un ragazzo che non conosce. Durante il viaggio, tra silenzi e confessioni, i pezzi si rimettono in ordine, la penombra delle prime tavole lascia spazio ai colori e alla luce.

Lo stile di Petruccioli è inconfondibile: lineare, essenziale, tendente al geometrico, ma intenso nel restituire le espressioni e le emozioni. Presente e passato si alternano grazie a un gioco cromatico: il blu slavato per il presente, il giallo senape per il passato. E poi c’è il giallo, il colore dominante nei riferimenti a Il deserto dei Tartari di Buzzati, che compare sul comodino di Chiara, sul volantino della ditta di trasporti che la riporterà a casa, e nei dettagli che legano le storie di Chiara e Daniele: entrambi sono prigionieri di qualcosa che non riescono a nominare, una fortezza interiore che sta per sgretolarsi.

Petruccioli riesce a gestire ogni elemento narrativo con equilibrio, anche quando il corpo di Chiara si irrigidisce, impotente durante l’abuso che subisce all’interno di quello che dovrebbe essere un luogo sicuro, intimo e di fiducia: quello della coppia.


3. Non so chi sei – Cristina Portolano

Cristina Portolano – Non so chi sei

Pubblicata nel 2017 da Rizzoli Lizard, Non so chi sei racconta di come la rivoluzione sessuale abbia oggi bisogno di un app di incontri: matchi, chatti, ti porti a letto qualcunǝ, ripeti. Incontrarsi, approcciarsi, sedursi, piacersi è ormai cosa complicata in un modo dove tutto va veloce, dove tutto si è spostato nell’online.

La protagonista, Cristina, ha da poco chiuso una relazione importante con una donna e vorrebbe tornare ad approcciarsi agli uomini. Sceglie quindi di utilizzare un’app di incontri, scaricata molto tempo prima ma che, per pudore, non aveva mai usato. Se agli inizi, a muoverla è soprattutto la curiosità, ma anche il desiderio di condividere di nuovo il piacere con un’altra persona, il suo diventa una sorta di esperimento per rispondere a domande che sente di avere da tempo. E così nell’arco di un anno incontra più persone possibili, attraversando varie fasi: entusiasmo, dipendenza, noia, rifiuto.

Le linee sono pulite, essenziali, e le vignette libere di cambiare dimensione in base al flusso emotivo narrativo. Il rosa e nero, da sempre cifra stilistica di Cristina Portolano, dominano la scena: sono tenui, leggeri oppure si accendono, riempiono la scena, a volte diventano dettagli.

Quello di Cristina Portolano – oltre a essere un perfetto manuale di utilizzo e di casi che è possibile incontrare nelle app di incontri – è anche un racconto senza censura e senza vergogna di queste esperienze sessuali, che diventano un modo per interrogarsi sul sesso occasionale, sulle relazioni ma anche per fare una conoscenza di sé approfondita e consapevole attraverso uno sguardo femminile: anche i nostri corpi possono sperimentare e divertirsi, senza imbarazzo né sensi di colpa.

[Sto lavorando al recupero di tutto ciò che in questi anni ho dato in pasto alle piattaforma Meta per tenerne finalmente traccia nell’unica casa di proprietà che possiedo: questo sito. Due di queste recensioni sono state pubblicate per Nuvolette, la rubrica di fumetti che ho curato per Strategie Prenestine.]