Sono venuta a vivere Roma, anche e soprattutto, perché un paese di 6000 anime ti porta a volere fuggire nella maggior parte dei casi. Soprattutto se il paesello è in mezzo alle colline della Sardegna e per poter vedere facce nuove, fare esperienze diverse, devi per forza avere macchina e patente. E anche tempo a disposizione, viste le distanze tra una città e l’altra.

Ecco perché i primi anni, Roma, è stata un immenso luna park (semi cit.): un posto dove perdermi, scoprire luoghi per la prima volta che sarebbero poi diventati del cuore, conoscere e imparare nuovi modi di dire, non solo romani ma anche di altre regioni, fare nuove amicizie, innamorarsi. Sono passati 21 anni, e ormai ho vissuto più qui che nel mio paese natio. Forse anche per questo negli ultimi anni pure Roma è diventata un grande paese, dove in fin dei conti ci conosciamo tuttз.

La prima volta che ho sentito parlare di Francesca Murgia, è stato grazie alla mia amica Giulia: mi ha detto che dovevo assolutamente seguire questa sua amica illustratrice, e così ho fatto. Poi l’ho finalmente conosciuta dal vivo alla presentazione di un corso di mindfulness, che però lei ha deciso di non frequentare. Così ci siamo perse di vista per poi rincontrarci a Succo, l’incontro tra freelance organizzato da Giulia Nicoletti (e se vi sembra una storia già sentita è tutto vero: era già successo con Martina Manna).

Questi incontri casuali, che hanno continuato a metterci l’una sulla strada dell’altra, mi hanno fatto pensare che per forza di cose Francesca doveva essere ospite di Illustrami. Non solo l’ho fatta uscire dalla sua comfort zone chiedendole un’intervista, ma l’abbiamo anche fatta live (registrando tutta la conversazione), per la prima volta da quando esiste questa rubrica. Nonostante l’ansietta ci siamo divertite assai!

Cosa c’è da sapere su Francesca Murgia? Classe 1987, romana con cognome sardo, ha studiato grafica per poi fare una scuola di illustrazione, Officina B5. Ha poi fondato insieme a compagni e compagne della scuola uno spazio creativo che si chiama Picaro.

È difficile non notare la sua formazione da grafica nella quasi totalità delle sue illustrazioni: un’integrazione perfetta, armonica e equilibrata. Sono illustrazioni gentili, essenziali, e rilassanti direi. Anche nel caso di una donna che balla dolcemente con la sua ansia. E qualcosa non manca mai nelle sue illustrazioni ma lascio che a dirvelo sia proprio lei.

Francesca Murgia ©

Da quanti anni sei un’illustratrice e perché?

Nel 2018, dopo aver concluso la scuola di illustrazione Officina B5 che ho frequentato per due anni, ho aperto insieme ai miei colleghi uno studio proprio nella sede della scuola: lì è iniziata un po’ la mia carriera post-scolastica da illustratrice ma in realtà a livello professionale, è successo subito dopo il lockdown, quando ho iniziato ad avere dei veri lavori pagati e ho smesso di fare tutta un’altra serie di cose per mantenermi. Possiamo dire quindi che dal 2020 mi sento un po’ più una professionista delle illustrazioni.

Ho sempre disegnato, ma non ho mai pensato che questa cosa potesse diventare effettivamente un lavoro, quindi a un certo punto ho proprio smesso. Poi, sbagliando strada, facendo un percorso universitario che poi non ho concluso, mi sono avvicinata alla grafica, ho frequentato una scuola ma a poco a poco ho iniziato a rendermi conto che volevo sempre più disegnare e che mi mancava qualcosa: avevo bisogno di studiare per capire come tirare fuori quello che mi piaceva, e così poco prima dei 30 anni mi sono iscritta a Officina B5 che mi ha un po’ cambiato la vita. Ho preso coraggio. Sono molto contenta di aver preso quella scelta: tardi, ma sbagliando si impara, ecco.

Quale lavoro, progetto ti ha fatto dire “ok, sono un’illustratrice”? 

Quando sono stata contattata da una casa editrice, Uppa edizioni: un giorno ho ricevuto una loro mail dove mi proponevano di illustrare un loro libro di ricette illustrate. Quello è stato il primo vero lavoro che mi ha fatto sentire una illustratrice.

Ti va di raccontarci qualcosa su Picaro?

Picaro nasce nel 2018. All’epoca eravamo in undici, abbiamo risistemato la vecchia sede della scuola e abbiamo cominciato a organizzare eventi, mostre, e a lavorarci, a passare nottate insieme, a confrontarci continuamente. È stata proprio una prosecuzione, perché quella scuola era più una bottega dove si stava lì dalla mattina alla sera, lavorando, sperimentando, mangiando insieme. In un lavoro che ti porta a stare la maggior parte del tempo da sola, rimanere sempre con altre persone, avere un confronto costante ti aiuta a sentirti un po’ meno smarrita e andare avanti. Dopo il lockdown, c’è stato un po’ un grande cambiamento: abbiamo dovuto lasciare la sede e alcuni dei membri hanno lasciato. Oggi siamo rimaste in tre, io, Giulia Gardelli e Ludovica Cefalo, e abbiamo deciso di rimanere unite e di continuare a fare progetti insieme. Ci troviamo a Testaccio, con un piccolo spazio su strada con vetrina che ci permette di farci conoscere. Portiamo avanti lavori, progetti insieme di branding e illustrazioni personalizzate, dipingiamo serrande. Ognuna poi ha i propri lavori. Ci piace stare insieme e avere un luogo dove ritrovarci. 

Francesca Murgia ©

Che effetto ti fa guardare i vecchi lavori?

Appena li finisco li metto in un cassetto, non li voglio più vedere, non mi sento mai pienamente soddisfatta. Invece, ogni tanto, mi stupisco ritirandone fuori qualcuno che era molto meglio di quanto mi ricordassi. Alla fine mi piace ricordare le vecchie cose.

Se potessi tornare indietro nel tempo che consiglio ti daresti? 

Un’infinità. Quelli più importanti sono: credici di più, sii più coraggiosa, intraprendente e fidati del tuo istinto, insomma ascoltati di più e credi in te stessa.

Solitamente dove disegni? Riti, abitudini, posizioni, soundtrack?

Io di solito disegno al tavolo, tutta un po’ storta sulla sedia, a volte sul divano, però prevalentemente al tavolo. Poi lavoro al computer, però quando devo iniziare a buttare giù le cose ovviamente lo faccio sempre prima a matita su uno sketch. Musica sì ma ultimamente sempre di più podcast. E, mi piace stare da sola quando disegno, soprattutto nella fase iniziale: sola, su un tavolo e con una matita. 

Francesca Murgia ©

Cosa ti ispira?

Quello che mi circonda, vedo ossessivamente la stessa cosa, e poi a un certo punto mi viene voglia di disegnarla. Mi affascinano gli scorci, le inquadrature, certe geometrie che vedo nella natura, negli edifici, con certe sintesi, anche grafiche che vedo intorno a me. Poi ogni tanto ho delle folgorazioni, di solito quando sono in macchina o prima di addormentarmi: mi devo appuntare qualcosa, arrivano sempre nei momenti più strani. 

Le tue tecniche preferite

Lavoro in digitale, quindi questa è attualmente la tecnica che utilizzo di più. Poi, per conto mio, mi piace un sacco, la matita e anche il collage: è una cosa che ho sperimentato un sacco per le cose mie, per i regali che devo fare, diciamo per lasciarmi un po’ più andare.

Una cosa che vorresti disegnare ma che non hai il coraggio di disegnare

Le cose cupe e spaventose. Nel senso che ho dentro di me tutto un mondo abbastanza drammatico o negativo, ma non riesco a disegnarle queste cose. Disegno sempre colori allegri, cose felicette. Le cose cupe non sono proprio capace, non riesco a tirar fuori quel tipo di atmosfera.

Un esercizio che usi per fare bu! al foglio bianco

Nessuno in particolare. Di solito cerco di ripetermi “non ti preoccupare, comincia, vedrai che non succede niente, se non ti piace lo cancelli, non lo guarda nessuno”. È più un lavoro che faccio su di me per non frenare la matita e cercare di andare libera.

3 libri che ti hanno cambiato la vita 

Me ne sono appuntati diversi, ma alla fine ho scelto: Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare di Luis Sepúlveda, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello di Oliver Sacks e Patria di Fernando Aramburu.

Che rapporto hai con i social?

Mamma mia! Mi devo forzare tanto, è molto limitato: nel senso che mi limito a pubblicare post e a condividere storie di cose che faccio, ma non intendo assolutamente metterci la faccia, non ce la posso fare. Da quel punto di vista sono molto timida, e mostrare quello che faccio per me non è scontato, è già un grande lavoro che faccio ogni volta per presentarmi. Quindi, ecco: il minimo indispensabile. 

Francesca Murgia ©

3 illustratrici/illustratori che dobbiamo seguire assolutamente 

Agostino Iacurci, Guido Scarabottolo, che è un po’, diciamo il mio maestro, uno dei primi che mi ha fatto venire voglia di avvicinarmi a questo mondo. E poi ultimamente ho comprato un libro che mi ha colpito tantissimo, che si intitola Il gusto della pioggia: è di Laurent Moureau

Una cosa che desideri fare ma che non hai ancora detto ad alta voce

Fare il mio primo libro illustrato: fino a poco tempo fa non lo avrei detto proprio mai, e invece ho avuto un’idea e mi piacerebbe realizzarla. E poi cambiare città, sì.

C’è una domanda che non ti ho fatto e che invece vorresti tantissimo che ti facessi?

Tre cose che non dovrebbero mancare mai nelle tue illustrazioni: la sintesi, l’equilibrio e il blu.

Chi ti piacerebbe vedere intervistatǝ dopo di te? E cosa le/gli chiederesti?

Una grandissima: Beatrice Alemagna. Le chiederei di farmi vedere come lavora, il suo studio, i suoi ritagli di carta. Vorrei scoprire un po’ più da vicino come lavora, perché mi sorprende sempre tantissimo.

Arrivano gli alieni sulla Terra: la prima cosa che dici è… 

Ci mancavano gli alieni!

Kit digitale per conoscere e seguire Francesca Murgia

La trovi su Instagram

Qui c’è il suo sito

Se invece vuoi conoscerla dal vivo puoi andare da Picaro